Questo progetto nasce dall’esigenza di rendere tangibile il fallimento- inteso come percorso e strumento- restituendo dignità ad uno dei momenti topici dell’esistenza.
Le opere che compongono la serie si prepongono di indagare proprio questo spazio in modo da renderlo percepibile e quindi restituirlo al reale. L’errore, l’imperfezione, il dettaglio coperto o manchevole sono in questa serie traccia di ciò che è stato e non è più, come in un memoir che testimonia da una parte l’evoluzione e dall’altra la disfatta.
Ricongiungerci con quella parte dell’umano che è fallace e che proprio per questo cerca e trova sempre nuovi stimoli e soluzioni ma anche il mostrare questo fallimento- come prova del proprio percorso- è il concetto racchiuso in quest’opera.
Dobbiamo conservare, coltivare e prenderci cura della capacità di fallire. Dobbiamo mostrarla come una vittoria e come passo necessario senza la quale niente sarebbe davvero possibile.
Il fallimento è un’irruzione improvvisa di tutto nel nulla dell’esistenza. Ferisce, strappa, logora e rende inermi ed è per questo che bisogna avere il coraggio di renderlo visibile, di renderne gli altri partecipi.
Ho deciso di celebrare la capacità di fallire affinché si possa ritrovare pace nell’ammissione della nostra imperfezione. Queste tele sono vecchi lavori, errori, dipinti che non mi appartengono più, frutto di un percorso sofferto eppure necessario. Non ci sono più io dentro questi lavori, perché sbagliati, lontani, necessariamente coperti.
Ma essi sono la prova della mia esistenza, dell’imperfezione umana e della sua celebrazione.