Ho sempre pensato che quello che faccio potesse avere un impatto concreto e reale. Da giorni ho il cervello incastrato in un loop emotivo indistricabile, dove le immagini sono tremende e dalle quali non posso allontanami anche se vorrei.
I giorni passano liquidi senza finire davvero, fluiscono l’uno nell’altro. Devo mandare la newsletter, mi ripeto. E non trovavo mai sentimenti giusti per farlo.
Apro Linkedin, guardo cosa fanno i brand. Ritirano le merci dalla Russia, chiudono i punti vendita, fanno i comunicati e mi sembrano in gran parte scritti con parole compiaciute. Alcuni si attivano per aiutare, meno di quelli che temono ripercussioni. Danno i segnali forti, leggo un po’ ovunque.
Riporto dal The Guardian:
-Apple sospende le vendite in Russia mentre Nike ha impedito ai clienti russi di acquistare online, unendosi a un elenco crescente di società che prendono le distanze dal paese in risposta alla sua invasione dell’Ucraina.
– Nike ha confermato che sta interrompendo le vendite online in Russia, anche se il marchio ha dichiarato sul suo sito web russo che gli acquirenti possono visitare i negozi Nike locali.
– Meta, che possiede Facebook, ha affermato che i post dei media statali russi non vengono più consigliati agli utenti dall’algoritmo di Facebook, con Instagram che presto seguirà l’esempio, secondo il sito Web di notizie tecnologiche The Verge. Questo sviluppo arriva dopo che la società ha affermato di aver limitato l’accesso agli account dei media statali russi in Ucraina, di aver impedito ai media statali russi di pubblicare annunci sulla piattaforma e di aver rimosso i post relativi a una campagna di disinformazione rivolta all’Ucraina.
– Ford ha sospeso la sua joint venture per furgoni commerciali in Russia “fino a nuovo avviso”. È tra le diverse case automobilistiche, tra cui General Motors, Jaguar Land Rover e Renault, ad interrompere le vendite e le operazioni in Russia negli ultimi giorni.
– Adidas, il più grande produttore europeo di abbigliamento sportivo, ha sospeso la sua partnership con la Russian Football Union, mentre The Walt Disney Company, che possiede i Marvel Studios, 20th Century Studios e Pixar, ha dichiarato che avrebbe sospeso l’uscita dei film in Russia, incluso il suo atteso film Pixar Turning Red, “vista l’invasione non provocata dell’Ucraina e la tragica crisi umanitaria”.
– Un portavoce di Netflix ha dichiarato al Wall Street Journal che “data la situazione attuale” il servizio di streaming non ha in programma di distribuire canali di notizie, sport e intrattenimento dai media statali russi.
– Asos ha sospeso le vendite mercoledì, affermando che il commercio in Russia non era più “pratico né corretto”. La Russia ha rappresentato il 4% delle vendite del gruppo e l’anno scorso ha contribuito con circa 20 milioni di sterline ai profitti.
-Airbnb ha dichiarato che fornirà alloggi gratuiti a breve termine a 100.000 rifugiati fuggiti dall’Ucraina, che saranno pagati dalla società e attraverso donazioni.
– Allo stesso modo, il marketplace online Etsy ha dichiarato che sta cancellando tutti i saldi dovuti all’azienda dai venditori in Ucraina, comprese le spese di quotazione e pubblicità, per un importo di circa $ 4 milioni per alleviare le difficoltà finanziarie avvertite da coloro che si trovano nel paese.
È una guerra dentro la guerra, se mai questa matrioska di cose possa apparirci plausibile. Accerchiare andandosene pare essere l’ossimoro necessario.
Scorro la home di Facebook. Di Instagram. Ho attivato gli alert per le parole chiave “Ucraina” e “Russia”, arrivano circa dieci mail al minuto. Li disattivo.
Leggo, vedo cose orrende. Una manciata di volti più o meno noti, dalla politica allo spettacolo, cavalcano l’onda. Sì, c a v a l c a n o l’ o n d a.
Lo fanno anche alcuni marchi, è vomitevole.
Si fa la conta tra i profughi veri e quelli non veri.
I giornali riportano virgolettati che forse non sono mai stati detti.
Le foto, per dio, le foto che arrivano.
Il dolore che provo è infinitesimale rispetto alla quantità di quello che mi viene sbattuta in faccia. Su Linkedin la gente continua a parlare del perché e del per come “questa sia l’unica soluzione”. Ci passano i giorni.
Nel frattempo, vengono allontanati lə artistə, lə autorə, lə sportivə russə. Le rassegne artistiche prendono le loro posizioni, sacrosante, dicono.
Coursera smette di fornire corsi di lingua russa, prende le distanze. Non so in quale universo distopico un corso di Letteratura Russa Contemporanea sia sentito come una minaccia ma probabilmente è il nostro. Sempre qui, AD 2022, abbiamo deciso che capirci, che comprendere e confrontarci, che allargare gli orizzonti del pensiero sia qualcosa che vada fatto ammutolendo ciò che ci permette di comunicare.
Boicottare è l’unica soluzione, dicono un po’ tutti come un mantra.
E allora io mi chiedo se sono l’unica a vedere questa deriva pericolosissima, questa china discendente su cui stiamo slittando con ferocia, mentre le persone arrestate in Russia alle manifestazioni contro la guerra salgono a più di 4500. Questo stridio, questa violenza. Questa pace voluta e negata.
Le foto che arrivano, per dio, le foto che continuano ad arrivare.
Probabile che in questo inferno per interposta persona non sia particolarmente lucida ma rifletto sulla necessità e sull’impegno che abbiamo, come esseri umani, come quelli che hanno deciso di fare un certo mestiere che poi, gira e rigira, ha come obiettivo quello di raccontare.
E non so, nella massima sincerità, se chi comunica senta sempre addosso il peso della responsabilità che ha nel costruire immaginari, nel far propendere chi è indeciso. Nel discernere quali tipi di libertà possediamo e quali altri sono preclusi a chi stiamo allontanando adesso. Perché dire no, oggi, nella Russia di Putin, non si può fare. Dire no, in troppi posti del mondo è ancora un privilegio.
A me fa una paura incredibile il tentativo massivo e coeso di silenziare chi, per scelta e con orgoglio, ha deciso di fare della libertà di essere la propria ragione nel mondo. Boicottare e decidere consapevolmente che tutto ciò che proviene dalla Russia (persone comprese) sia il nostro nemico è qualcosa di giusto? O piuttosto è la scelta più facile in un momento che per sua natura è tragico e avrebbe bisogno di tutto il pensiero critico di cui siamo capaci?
Perché mi sembra che non riuscire a comprendere come una posizione commerciale diverga da forme più o meno sofisticate di censura- ai danni proprio di chi la stessa la subisce costantemente all’interno di un regime- sia di una povertà d’animo e di intenti che mi lascia spiazzata. Mi rattrista.
Mi fa pensare che se ne niente importa allora siamo finitə.
Condivido qui due azioni importanti, di due organizzazioni che conosco personalmente e che da sempre sono attive sul campo in momenti terribili come questi (e non solo). Il loro supporto in questo momento è necessario.
La prima è di ActionAid, di cui riporto dal comunicato stampa:
ACTIONAID IN ITALIA E NEI PAESI EUROPEI E’ AL FIANCO DELLE DONNE E BAMBINI IN FUGA DAL CONFLITTO
Negli ultimi sette giorni oltre un milione di persone, in larga parte donne e bambini, hanno attraversato le frontiere dell’Ucraina per sfuggire al conflitto e all’escalation di violenze. ActionAid è attiva in Italia e nei paesi di confine con l’Ucraina per fornire supporto e protezione per chi è costretto a fuggire.
Link per donare donaora.actionaid.it/emergenzaucraina
La seconda è di WeWorld Onlus:
Lo scoppio della guerra in Ucraina oggi mette a rischio 7 milioni e mezzo di bambini e bambine. WeWorld si è attivata immediatamente per fornire aiuti per fronteggiare l’emergenza.
La guerra porta sempre morte e distruzione e a farne le spese sono sempre i più deboli. Ovunque ci sia stato un conflitto donne, bambini e bambine hanno pagato prezzi altissimi.
La raccolta fondi è raggiungibile direttamente dal profilo Instagram (mobile only)